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Fra Sila e Mar Ionio

Acri è una ridente cittadina fra la Sila e il mare Ionio, un luogo in cui la storia ha intessuto una tela affascinante di arte, architettura laica e religiosa, artigianato e gastronomia tipica.
Offre l’immagine di una comunità laboriosa, dove l’ospitalità rappresenta la cultura dominante ereditata dai popoli della Magna Grecia.
E’ bagnata dal fiume Mucone, che nasce  dai monti della Sila e sfocia nel Crati.

Gode di un clima particolarmente salubre, grazie alla favorevole posizione tra il mar Ionio e l’Altopiano Silano.
Di origini incerte, nel corso dei secoli Acri fu assoggettata prima dai Longobardi e poi dai Bizantini, dai Saraceni e dai Normanni. Acri fu una delle comunità più importanti tra le Università demaniali e ne conserva il ricordo nello stemma costituito da tre monti sormontati da tre stelle a campo azzurro, con la scritta “Montes fertiles” U.A. (Università Acrea).

Le Chiese

Di rilevo la Chiesa di San Nicola che presenta una pala d’altare del XVII secolo; la Chiesa dei Domenicani che ha un portale cinquecentesco e un altare barocco a mosaico; la Chiesa di San Francesco di Paola originaria del ‘500 e rifatta nel ‘700, con un bel soffitto ligneo, tombe e dipinti pregevoli, ove riposano i resti mortali del Beato Francesco Maria Greco, sacerdote mistico fondatore dell’Ordine delle Piccole Operaie; la Basilica di Sant’Angelo, tardo settecentesca, con affreschi nella volta, ove riposa l’urna del sacerdote cappuccino la cui memoria è sacra agli acresi per la sua vita improntata all’estasi mistica e alla predicazione; la Chiesa dei Cappuccini con tele e sculture del settecento.

La Chiesa di Santa Maria Maggiore di impianto medievale, che sorge sulla vetta del centro storico, da cui si ammira il panorama pittoresco della Valle Mucone, l’antico Acheronte; la Chiesa dell’Annunziata che sorge all’incrocio di due torrenti, sul nucleo originario della Cappella del Carmine del XIII secolo; la Chiesa di Santa Chiara, la Chiesa della Madonna del Rinfresco.
Nel Chiostro del Complesso di San Domenico è possibile ammirare il Museo Permanente del Fungo, della Flora e dei Licheni, unico in Italia nel suo genere, gestito dal Gruppo Micologico Naturalistico Sila Greca.

La Basilica di Sant’Angelo

Risale al 1893 l’inizio dei lavori per la costruzione della Basilica, su progetto dell’architetto Guido Quercioli da Roma, ad opera di Padre Giacinto da Belmonte, con solenne celebrazione eucaristica. I lavori terminarono nel 1898 e la Basilica fu inaugurata il 17 luglio dal Vescovo Monsignor Vincenzo Ricotta. Da quell’anno numerosi terremoti e infiltrazioni danneggiarono molto la struttura e diversi dipinti del Montefusco. L’indimenticabile pittore di arte sacra Emilio Iuso da Rose fu l’ultimo artista ad abbellire il più grandioso tempio che l’ordine francescano possiede in Calabria. I lavori di restauro e di consolidamento sia della struttura che degli affreschi hanno consentito di inserire la Basilica nel Piano di interesse Turistico e Religioso della Regione Calabria.

Si può ammirare il portone interamente realizzato in bronzo, del peso di 54 quintali, dove sono raffigurate le sette virtù teologali, Gesù con i suoi Discepoli e lo stemma pontificio con l’elevazione a Basilica minore da parte di Papa Giovanni Paolo II.

All’interno si contano dodici cappelle gentilizie, su due file; in quella centrale è disposta l’urna di bronzo e vetro a tenuta stagna dove è riposto il corpo ricomposto del Santo. Da evidenziare il meraviglioso mosaico composto nell’urna del Beato da Padre Ugolino da Belluno, cappuccino.

La cupola è alta ben 32 metri con due torri campanarie della stessa altezza, con campane bronzee a movimento elettrico, entrambe rivestite di rame. L’interno della Basilica presenta volte a botte ed è interamente affrescato con scene che raffigurano i miracoli di Sant’Angelo d’Acri.

Con Vincenzo Montefusco collaborò lo scultore Ernesto Biondi, autore delle quattro statue della facciata. Le statue furono commissionate al Biondi dal Generale dei Cappuccini, Padre Giacinto da Belmonte e poste in opera nel maggio del 1896.

La Basilica è dedicata a Sant’Angelo d’Acri.

Angelo d’Acri è considerato Santo dalla Chiesa cattolica che lo ricorda il 30 ottobre: è stato canonizzato da Papa Francesco il 15 ottobre 2017.

Nacque ad Acri il 19 ottobre 1669 con il nome di Lucantonio Falcone, figlio di Francesco Falcone e di Diana Enrico. Educato ed istruito alla vita religiosa dallo zio prete, esercitò la professione dei consigli evangelici, mediante voti accolti dalla Chiesa. Divenne frate francescano, cambiando il nome con fra Angelo, a Belvedere Marittimo, nel convento dei frati minori cappuccini. Venne poi ordinato anche sacerdote, dopo lunghi anni di noviziato, con studi teologici e umanistici. Il 18 dicembre 1694 nella Cattedrale di Cosenza fu ordinato diacono e destinato alla predicazione e il 10 aprile del 1700 fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Cassano allo Ionio. La sua opera di divulgazione della parola di Cristo fu colta, ma svolta con semplicità per il linguaggio comprensibile a tutti, predicando in quasi tutta l’Italia meridionale.

Si schierò dalla parte dei deboli contro gli abusi e le prepotenze dei potenti, castigando la corruzione del suo tempo e denunciando con passione e accanimento le ingiustizie sociali.

Morì ad Acri il 30 ottobre 1739 e fu beatificato il 18 dicembre 1825 da Papa Leone XII, per le guarigioni miracolose attribuite alla sua intercessione. Con il concistoro del 23 marzo 2017 Papa Francesco ha riconosciuto l’istantanea e perfetta guarigione di un ragazzo risvegliatosi da coma irreversibile dopo un incidente stradale come il miracolo necessario per la sua canonizzazione, avvenuta il 15 ottobre 2017. La Chiesa lo ricorda il 30 ottobre. I suoi resti mortali sono venerati ad Acri, nella Basilica a lui dedicata.

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